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Le carte da gioco. 1

Storia delle carte da gioco. 1

Tarocchi 2

Diffusione delle carte da gioco. 2

Prime regole per il gioco delle carte. 3

Stili regionali del gioco delle carte. 3

Matto e jolly. 3

Come si producono le carte da gioco. 4

Carte da gioco francesi 4

Carte da gioco italiane. 5

Carte da gioco napoletane. 5

Carte piacentine. 5

Approfondire i giochi con le carte su internet. 5

Passatempo per eccellenza, compagne ideali per i pomeriggi noiosi da trascorrere in casa o, d’estate, sotto l’ombrellone. Ma anche protagoniste indiscusse del mondo che ruota intorno al vizio e all’azzardo. Sono le carte da gioco italiane, magiche carte dalla forma rettangolare che da oltre mille anni accompagnano la vita quotidiana degli uomini.

Presenti in una moltitudine di forme, colori e varietà, resistono al trascorrere del tempo e all’avvento di nuovi e più tecnologici strumenti di intrattenimento. Amate dalle persone adulte come dai più giovani, le carte affascinano e conquistano. Andiamo, allora, alla scoperta del loro multiforme universo, molto più grande di quanto si possa immaginare.

Le carte da gioco

Di estrema semplicità, quasi disarmante, la carta non è altra che un rettangolo poco più piccolo di una mano con cui si gioca. In India, invece, la classica forma che tutti conosciamo è diversa: lì, infatti, le carte sono rotonde. L’insieme delle tessere prende comunemente il nome di mazzo.

Ogni carta ha due lati stampati: il fronte e il retro. Sul primo sono impressi i segni distintivi, il valore, che le rendono le une diverse dalle altre, e utilizzabili nei diversi tipi di gioco a seconda delle regole. Il retro, o dorso, resta lo stesso per tutte le tessere che compongono il mazzo.

Generalmente viene decorato con dei motivi di fantasia che differiscono in base ai diversi produttori. Fondamentale per ogni gioco il mescolamento, una procedura grazie alla quale le carte assumono un ordine casuale prima di essere distribuite ai giocatori.

Oltre che per il gioco, le carte sono anche dei validi strumenti di lavoro. Si pensi ad esempio agli illusionisti e alla grande varietà di giochi di prestigio che, proprio grazie alle carte, vengono proposti al pubblico.

Una sottolineatura merita, infine, il mondo del collezionismo. Mazzi antichi, decorati con stili particolari o, addirittura prodotti con questa finalità, divengono, infatti, oggetti da esporre e custodire gelosamente.

Storia delle carte da gioco

Da dove nascano e da dove vengano le carte è, a tutt’oggi, ancora oggetto di grande discussione. Di certo ci sono alcune testimonianze che vengono dall’antica Cina. Pare, infatti, che intorno al X secolo d.C., proprio qui vedano la luce le cosiddette “carte moneta”, degli abbozzi di carte da gioco con tre diversi semi. La numerazione andava dal 2 al 9 per ogni seme, e i simboli riportati erano, come nella tradizione cinese, degli ideogrammi.

La loro comparsa pare sia un’evoluzione del gioco del domino. In Europa le carte arrivano grazie a una sorta di contaminazione culturale. Saranno i Mammelucchi, una popolazione originaria dell’Egitto, che intorno al XIV secolo importano, se così si può dire, il loro utilizzo presso le città con le quali hanno dei rapporti di tipo commerciale.

Quattro i semi del mazzo utilizzato dai Mamelucchi: le spade, i denari, i bastoni da polo e le coppe per un totale di 52 carte. Per ciascun seme le carte seguivano una numerazione da 1 a 10 più l’aggiunta di tre figure: il Sotto Deputato, il Deputato del Re e il Re.

Da segnalare come, in ossequio ai dettami della religione islamica, le tre figure del mazzo non ritraevano delle figure umane ma semplicemente il nome di appartenenti ai più alti gradi dell’esercito. Un suo rarissimo esemplare, tra i più antichi mai rinvenuti, è custodito nella città turca di Istanbul presso il museo Topkapi. Dall’equivalente arabo alla parola “deputato” (na’ib) prenederà spunto tanto il termine in italiano arcaico “naibi” che lo spagnolo, tuttora usato, “naipes”.

Proprio in Spagna, gli esperti collocano la comparsa delle comuni carte da gioco a livello europeo. In Italia, invece, la letteratura più accreditata data nella prima parte del Quattrocento la nascita di una tipologia molto particolare di carte: i tarocchi.

Tarocchi

Nati con ogni probabilità delle regioni del nord, prende origine da una mistura di generi. Alla base, infatti, si riconoscono le carte di origine moresca a tutta una serie di personaggi e di soggetti disegnati. All’opera del celebre poeta Petrarca è, invece, associato il nome che questi mazzi prenderanno con il passare del tempo: carte da trionfi. Solo in seguito, infatti, si cominciò a utilizzare in maniera più diffusa la parola tarocco.

Prendono così piede dei mazzi di carte a cui vanno ad associarsi delle capacità venatorie, legandole in maniera quasi esclusiva al mondo del soprannaturale e dell’occulto.

La pratica si diffonde intorno al 1780, ad opera di alcuni filosofi appassionati di scienze occulte. A loro si deve, infatti, la volontà di legare il simbolismo delle carte utilizzate nei tarocchi ai più classici geroglifici dell’antico Egitto.

Rarissimi gli esemplari completi di questi mazzi che sono giunti fino a noi. Già al primo sguardo colpisce la straordinaria ricchezza di illustrazioni che li caratterizzano: animali, armi da caccia, scene di vita principesca. Frequente la comparsa di un seme supplementare, il quinto, che generalmente era raffigurato dagli scudi.

Diffusione delle carte da gioco

Le carte, in maniera particolare quelle utilizzate per giocare, prendono piede in Europa intorno alla parte finale del XIV secolo. Basti pensare come già nel 1376 si vieta, in un’ordinanza fiorentina, il gioco delle carte. Lo stesso avverrà, ma con la limitazione ai giorni feriali, in un’analoga ordinanza della città di Parigi datata 1377.

Il più antico mazzo di carte completo mai ritrovato è il celebre “Mazzo di Stoccarda” databile al 1430. Con il passare degli anni le carte tendono a modificarsi, tanto nell’aspetto quanto nella struttura.

Caratteristica comune a tutte fu, però, la rappresentazione iconografica delle più importanti famiglie reali. Ecco spiegato il motivo della comparsa di figure a noi note come re, cavalli, servi e regine. Resta costante, invece, il numero dei semi fissato in quattro.

In Germania prendono piede le campane, i cuori, le ghiande e le foglie. In Italia, ma anche in Spagna, nascono le coppe, i bastoni, le spade e i denari. Picche, quadri, fiori e cuori, nascono nel 1480 in Francia. Si diffondono rapidamente per la praticità che presentano nella riproduzione in serie: costano meno e sono più facilmente riproducili rispetto a disegni troppo articolati.

Anche l’Inghilterra adotta i semi della tradizione francese ma “inglesizza” i termini: i “clubs” equivalgono ai fiori, gli “hearts” ai cuori, i “diamonds” ai quadri e le “spades” alle picche. Le carte “ a semi francesi” nascono con disegni a figura intera. Con gli anni le forme si semplificano e molti particolari vengono del tutto eliminati.

Prime regole per il gioco delle carte

All’inizio si gioca assumendo il re come la carta che ha il maggior valore. Intorno agli ultimi anni del 1400, però, è l’asso a subentrare in questo ruolo. Probabilmente qualche responsabilità è da attribuirsi anche alla rivoluzione francese e al suo simbolismo.

L’asso, infatti, rappresenta la crescita di importanza delle classi sociali più povere nei confronti dei ceti nobiliari. Per facilitare il gioco e permettere, ad esempio, di tenere le carte in mano a forma di ventaglio avendole comunque tutte a portata di vista, appaiono i valori di ciascuna carta sui bordi e agli angoli.

Un’ulteriore raffinatezza fu l’introduzione delle figure simmetriche che permettevano di avere sempre le carte nel giusto verso, senza doverle continuamente girare tra le mani.

Stili regionali del gioco delle carte

L’uso delle carte da gioco divenne ben presto un passatempo molto apprezzato. I mazzi più raffinati restavano il diletto delle classi più facoltose e nobili, mentre il popolo si orientava verso carte molto più economiche e grezze.

Le carte con i semi, infatti, meglio si prestavano al gioco d’azzardo. Anche per questa ragione, ogni località sviluppò una propria composizione tipica che si raggiunse aggiungendo o eliminando dei soggetti.

Ogni regione, dunque, aveva il suo mazzo e ogni gioco richiedeva delle carte appropriate. Nel nord, ad esempio, continua ancora oggi l’usanza di avere tanto mazzi da 52 carte, quanto altri con 40. Al centro e al sud, invece, i mazzi sono sempre da 40 carte. Com’è logico intuire, anche i semi hanno subito tutta una serie di trasformazioni. Nell’Italia nord orientale ancora oggi le carte utilizzate hanno un non so che di antico che richiamo, per certi versi, la tradizione dei tarocchi.

Molto più legati al territorio, gli stili adottati al centro e al sud, nati tutti comunque dalla tradizione di origine spagnola da cui vengono i semi classici che tutti conosciamo: spade, coppe, denari e bastoni.

Matto e jolly

E’ la carta per eccellenza quella che, per intenderci, ogni buon collezionista non può certo lasciarsi sfuggire. Le sue radici sono riconducibili alle carte di tipo occidentale, in cui si afferma una regola secondo cui esiste una carta in grado di avere la meglio su tutto il resto del mazzo.

Il suo antenato è sicuramente il Matto presente nei classici mazzi di tarocchi. In comune hanno un’importante caratteristica: nessuna appartiene a un seme. Sono, cioè, carte che non hanno di per se alcun valore. La loro importanza si manifesta solo quando il confronto è diretto e specifico nei riguardi di un’altra carta. La scelta del termine matto non è casuale.

Alla sua figura, infatti, è concesso di esprimersi senza limiti, di poter dire tutto quello che alle altre persone non è concesso di fare. Il Jolly Joker nasce, invece, in America nel gioco chiamato “Euchre”. Il termine viene dal tedesco juker, che sta a indicare un fante o, più genericamente un ragazzo.

E’ nel 1880 che il jolly diviene una presenza fissa nelle carte da bridge. Da sempre associato alla figura del giullare, se ne trovano altri decisamente più fantasiosi come un personaggio della cultura popolare o, a volte, lo stesso logo del produttore. Ad accomunare ancora ulteriormente le figure del matto e del jolly, la circostanza che nelle corti di un tempo è proprio il giullare l’unico individuo ad avere il diritto e la possibilità di ridere, scherzare e giocare con i potenti.

Come si producono le carte da gioco

La produzione di mazzi di carte nasce come un procedimento completamente artigianale. Proprio per questa ragione, la produzione aveva dei costi molto elevati che scoraggiavano una produzione su larga scala. Tra i primi maestri dediti alla produzione di mazzi di carte si ricordano quelli di Augusta, di Norimberga e di Ulma.

Agli esordi si utilizza la xilografia, un procedimento che portava i disegni incisi su matrici di legno a essere impressi sui fogli di carta. Successivamente ogni tessera veniva colorata rigorosamente a mano. La litografia, comparsa nei primi anni dell’Ottocento, produce dei lievi cambiamenti.

Solo nel Novecento, con la cromolitografia, si abbandonerà l’esigenza di dover colorare artigianalmente. Tra i materiali prediletti ci sono la plastica e il cartoncino. L’economicità sta nel fatto che l’insieme del mazzo è impresso su un unico foglio che poi viene tagliato.

Per accrescere la brillantezza e la luminosità della colorazione si aggiungono vernici e sostanze adatte. Attualmente esistono delle produzioni di alta qualità che, grazie a tecniche avanzate come la telatura e la calandratura, rendono le carte molto resistenti nel tempo. Dopo aver arrotondato gli angoli di ogni rettangolo, i mazzi sono pronti per essere confezionati e venduti.

Carte da gioco francesi

Il mazzo è composto da 54 carte. Ciascun seme, cuori, fiori, quadri e picche, ne ha al suo interno 13. A completare il mazzo la presenza di due jolly. La numerazione va dall’1 al 10 con un numero di “semini” pari al valore della carta stessa. Re, regina e fante chiudono la scala di ogni seme. Sui lati opposti di ogni carta viene riportato il valore numerico della carta per motivi che attengono una più facile lettura durante il gioco.

Diverse le curiosità legate a questo particolare tipo di carte da gioco. Pochi sanno, ad esempio, che le dimensioni maggiori dell’asso di picche viene da una legge che risale a Giacomo I d’Inghilterra legata al pagamento delle tasse. I fanti di picche e di cuori vengono rappresentati di profilo anziché di fronte.

Per questa loro caratteristica sono anche detti “fanti con un solo occhio”. Re suicida è, invece, l’appellativo con cui si designa il re di cuori per il fatto, non sempre presente, di avere una spada che fa capolino dietro alla testa. La dimensione è standard e rispetta i canoni di quella che comunemente si definisce la “bridge size”: 57 mm di larghezza per 89 di altezza.

Le carte da poker differiscono per una larghezza maggiore pari a 62 mm. Particolare il caso dei mazzi di carte utilizzati all’interno dei casinò: tutti gli angoli riportano il valore della carta e, per permettere l’identificazione attraverso l’uso di macchine, non è raro che abbiano dei piccoli segni di riconoscimento.

Carte da gioco italiane

Quasi tutte le carte utilizzate nella tradizione italiana sono formate da 40 pezzi. A distinguere lo stile e il disegno dei 4 semi che le compongono sono una grande varietà di forme e di colori, da nord a sud. Denari, spade, coppe e bastoni vanno da 1 a 7 a cui si aggiungono un cavallo, un fante e un re per ogni seme.

Quattro i gruppi principali in cui è possibile farle rientrare. Partendo da nord troviamo scimitarre al posto delle spade e scettri che sostituiscono i bastoni. Particolarmente curati gli assi in cui spesso si riporta un proverbio.

Quelle appartenenti al gruppo spagnolo, invece, hanno dei tronchi a simboleggiare i bastoni e delle spade dritte e corte. Al sud sono tra le più usate. Le cosiddette francesi si riconoscono per le figure intere e hanno, come suggerisce il nome, i semi francesi anziché quelli tradizionalmente italiani. Le tedesche, infine, hanno semi che richiamano le campane, le ghiande, i cuori e le foglie. Con questi mazzi si gioca a Bolzano (le Salisburghesi).

Carte da gioco napoletane

Sono considerate le carte per antonomasia, quelle che, per intenderci, ciascuno di noi ha avuto almeno una volta tra le mani. La loro diffusione è legata alla nascita della stampa. Per questa ragione, infatti, arrivarono con grande facilità a colonizzare tutti i tavoli da gioco in giro per locande e osterie.

Rientrano nel gruppo delle spagnole. Una delle particolarità è che la figura del fante è sostituita sempre da una donna. Gatto mammone è, invece, come di consuetudine viene chiamato il tre di bastoni.

Carte piacentine

Anche queste ricalcano lo stile spagnolo e prendono il nome dalla città di Piacenza. Non esistono figure che non siano in piedi (succede in molti mazzi usati nel settentrione). Tutto il mazzo ha la specificità di avere un decoro vegetale particolarmente accentuato che trova la sua massima espressione nel cinque di spade.

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